Amore criminale

Ieri sera è terminato il programma tv dal titolo omonimo a quello del post. Molte donne hanno parlato, raccontando la loro storia travagliata, fatta di abusi e di violenze fisiche e psicologiche. Ha dell'incredibile cosa sia disposta a sopportare una donna pur di non essere lasciata dal compagno di vita, piuttosto che avere il coraggio di ammettere le proprie responsabilità nell'aver fatto una scelta sbagliata. C'è poi la paura di restare sola. Il timore delle chiacchiere che racconterà in giro la gente, soprattutto quando si tratta di piccoli e provinciali centri abitati. Perché la donna, si sa, è sempre lei in qualche modo responsabile di ciò che vive. E se l'uomo la picchia, in fondo ci sarà pure un motivo. Nessuno accetta davvero dentro e fuori di sé la possibilità che sia proprio il maschio ad essere brutale. Spesso non ci si limita alle percosse o alle offese, ma si arriva a picchiare la donna per punirla della propria incapacità a gestire un rapporto. Piuttosto che lavorare sull'insicurezza propria si attribuisce la colpa al partner, ed è sempre il sesso debole a farne le spese. Qualunque fallimento di coppia ricade inevitabilmente sulla donna. Se lei fosse stata diversa, se avesse saputo sopportare, se si fosse saputa adattare. Non è facile che la donna abusata o maltrattata trovi conforto. O è una poco di buono o ha un caratteraccio. Anche per le persone che dicono di volerle bene: le amiche, i genitori, i fratelli. Tutti pensano in primis che sia la donna a non saper gestire come dovrebbe la relazione affettiva con il suo marito o compagno. Così il bruto trova terreno fertile per le sue reazioni spropositate. E la donna evita di sporgere denuncia perché si vergogna del giudizio cui potrebbe essere sottoposta prima di tutto da amici e parenti. L'uomo violento non si limita solo a picchiare la donna, o a farle violenza anche psicologica (stalking) e verbale, per quanto gravi possano essere già di per se stessi questi comportamenti. Il mostro uccide, e lo fa con efferata, animalesca, bestiale malvagità. Proprio ieri sera, in chiusura di Amore Criminale è stata narrata la vicenda tristissima di una donna massacrata e fatta a pezzi, per essere poi sepolta lontano dal centro abitato, in campagna, da un compagno che ha continuato a fingere per mesi, dopo aver commesso il gesto crudele, di essere il povero partner abbandonato dalla donna giovane e incapace di stabilità affettiva, perché intimorita da una situazione più grande di lei che non sapeva più governare. Mi chiedo dove finisca l'amore, in questi casi. Ma è ovvio che di amore non ce n'è mai stato. Nemmeno quando sembrava che le cose andassero a gonfie vele tra i due partner, all'inizio della relazione. Appare ovvio che la disponibilità della donna all'accoglienza del maschio non può e non deve assolutamente dimostrarsi infinita. Il maschio che fa violenza agisce come un bambino ferito nei sentimenti e nell'amor proprio. Incapace di rapportarsi alla donna  che ha scelto come compagna di vita. Ed è, ovviamente, un individuo solo e malato, molto spesso con delle profonde perversioni di natura sessuale, che nascondono un bisogno radicato di amore. Amore che, spesso, è stato lui rifiutato sin da bambino, dalla figura materna. Quella figura materna che si vorrebbe soppiantare e sostituire con la fidanzata, la moglie o la donna che si elegge a compagna di vita e, orribilmente, di atroce morte...

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